L’enfant avec le violon.

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Allycella
view post Posted on 6/10/2012, 14:02




Era il dicembre del 1894.
Ormai da mesi ero tornato ad abitare con il mio caro amico Sherlock Holmes, al nostro appartamento in Baker Street.
Quella sera il vento soffiava forte contro le finestre e, per l’insopportabile gelo, Londra si era come assopita, cadendo quasi in un silenzio fantastico.
Holmes aveva appena concluso un importante caso, del quale purtroppo mi ha strettamente negato la pubblicazione, ed era in particolar vena di parlare.
Dopo il suo ritorno, che tutti ricorderete come “L’avventura della casa vuota”, Sherlock Holmes era divenuto molto più gentile e quasi fraterno nei miei confronti.
Forse,in quei tre anni di lontananza, la nostra amicizia si era legata ancora di più.
Ma nonostante questo lasso di tempo, le brutte abitudini del mio amico non sembravano affatto cambiate.
Nel giro di pochi mesi il 221B si trovava più disordinato di prima: le sue sostanze chimiche si erano quasi moltiplicate, i suoi resoconti raddoppiati ed erano ormai finiti gli scaffali per riporre le varie reliquie di ogni caso e le sue tanto amate monografie.
Io non son di certo un tipo schizzinoso; il mio temperamento alle volte petulante è sempre vinto da quello molto più pigro e bohemien, ma nonostante tutti gli orrori che avessi già visto, quel disordine mi aveva fatto rischiare più volte una crisi di nervi.
Eppure per Holmes sembrava che ciò che era ordinatamente disposto nella sua testa, fuori non contasse.

Quella sera, visto il suo particolare buon umore gli chiesi gentilmente se gli era possibile fare un po’ d’ordine.
Holmes si alzò pigramente dalla poltrona, e ciondolando dinoccolante si accinse a dirigersi verso la propria stanza.
Quando ne uscì aveva tra le braccia una vecchia custodia di un violino particolarmente sgualcita e mal ridotta, ma intravidi nei suoi occhi uno strano luccichio ed il suo passo era diventato svelto, quasi eccitato.
Io continuai a seguirlo con lo sguardo, domandandomi perplesso che cosa mai avesse potuto contenere quella custodia di tanto importante.
Il detective si sedette di fronte a me e con tocco svelto e leggero, fece scattare la chiusura della custodia.
Quando l’aprì il suo volto si illuminò come quello di un pirata che dopo anni aveva trovato il tesoro di tutti i tesori.
<<ah! Ero sicuro di non averlo buttato, eppure non riuscivo a trovarlo da nessuna parte!>> esclamò particolarmente appassionato.
<<che cosa?>> domandai sporgendomi avanti.
<<questo, mio caro Watson…>> disse alzando un vecchio violino, meno pregiato del suo stradivari e molto piccolo.
<<e’ un violino… è forse di qualche caso?>> domandai colpito dalla sua strana gioiosità, del tutto insolita da lui.
<<potrei rispondere si sì per voi… ma in realtà no>> rispose filosofeggiando.
<<che cosa vuol dire Holmes? Forse ha bevuto un po’ troppo Porto stasera…>> riposi confuso.
<<no, no Watson>> disse sghignazzando sommessamente << vi ricordate cosa diceste in “Uno studio in Rosso” dopo avermi conosciuto a Stampelton sul mio conto?>>
<<sì… dissi che dato che non si sapeva la sua occupazione sarebbe stato un mistero da risolvere per me scoprirlo…>>
<<esatto! Ma questo credo che ormai l’abbia già scoperto da tempo, ma so che è sempre stato molto curioso di sapere della mia vita prima del nostro incontro.>>
<<ma come…?>>
<<su su Watson! Non c’è bisogno di essere me per capire che morite dalla voglia di saperlo… e questo, mio buon amico, è il mio primo violino… il mio migliore amico per quei tempi.>>
<<quindi significa che tutti questi oggetti qui contenuti sono tutti suoi?>> dissi elettrizzato.
<<esatto, della mia infanzia precisamente… magari le potrà sembrare strano, ma anche io sono stato un bambino innocente e sognatore… ma dato che devo mettere in ordine questa stalla… temo proprio che non ci sarà tempo di raccontare…>> disse con tono pesante.
Conoscevo ormai troppo bene il mio amico e sapevo che quella era solo una scusa, per non mettere un po’ d’ordine, ma ero ugualmente consapevole che un occasione del genere non mi sarebbe mai più arrivata e così, cedetti stringendomi nelle spalle e sospirando pigramente.
Holmes riprese elettrizzato la custodia e prendendo un foglio me lo porse:
<<vede questo? E’ il mio certificato di nascita… il 6 gennaio 1854…già, quanti anni Watson…>>
<<ma mi racconti allora la storia del suo violino!>>
<<allora bisogna partire dall’inizio… lo sa, non sono un sentimentale, ma ricordare un po’ la propria storia con un caro amico, non fa mai male giusto?>>
Fece una pausa nella quale si caricò la pipa, la accese con cura ,e socchiudendo gli occhi, sprofondò nella sua poltrona.
Nel vedere la sua immagine rilassarsi, il mio spirito fece altrettanto e, circondato dal fumo azzurrino di Holmes, egli iniziò a narrare:
<<nacqui a Londra, in una casa borghese in un quartiere benestante, poco fuori la città. Mio padre, Reginald August Holmes, era diventato un ricco uomo d’affari, partendo dal niente dalla sua azienda di Tabacco. Mia madre, Julienne Rose Dubois, era di origine francese. I miei genitori non si erano di certo sposati per amore, perché mai ho visto in vita mia due caratteri più differenti! Mio padre era molto simile a mio fratello Mycroft fisicamente ed anche caratterialmente… egli era un uomo freddo e distaccato, che raramente trattava mia madre con dolcezza. Egli era sempre in viaggio, in tutti i continenti e assai raramente ci portava qualche dono dai suoi viaggi… anzi, nel mio caso accadde solo una volta ed avvenne con questo violino. Fin da piccolo avevo sempre amato molto la musica ed in modo particolare il suono del violino. Così mio padre, tornando dal continente, mi portò questo violino, per consolarmi della perdita di mia madre…>>
<<oh, mi disp-…>>
<<no, Watson, mia madre non venne a mancare, ben sì scappò con un altro uomo. Come le ho detto, mia madre era del tutto diversa da mio padre… dentro di lei ardeva il fuoco ribelle e libero che arde solo nel cuore dei francesi… e senza dubbio ella sarebbe stata una di quelle che lei avrebbe definito “affascinante” o “di una bellezza ineguagliabile”. Ella era una donna alta, con i capelli corvini ed una pelle delicata tempestata di simpatiche lentiggini… Mia madre, in quei sei anni che mi allevò, era molto affettuosa e protettiva nei miei confronti. Sapeva che Mycroft avrebbe ereditato l’azienda di mio padre e che di conseguenza sarebbe divenuto come lui… così investì tutte le sue speranze su di me…ma in vano visto che mi abbandonò per seguire qualche uomo.>> disse in fine cinicamente.
<<ma non ha più avuto notizie di lei?>> domandai.
<<no, dato che per mio padre fu come morta. Così mi trovai spesso da solo, visto che mio fratello frequentava il collegio e mio padre era continuamente in viaggio. Ma la mia nonna materna, la sorella di Vernet, era venuta a scoprire della sciagura e mi aveva invitato a passare l’estate in Borgogna, a nord della Francia. Mio padre fu ben contento di spedirmi e di togliersi questo fardello dai piedi… La famiglia da cui proveniva mia madre, era senza dubbio una famiglia di artisti: mio zio, il fratello di mia madre, era un famoso violinista e mia nonna un ottima critica d’arte.
La casa in cui venni ospitato era un vecchio casolare in pietra, tipico di quelle zone, ma che mia nonna teneva con cura grazie ai migliori “giardinieri di tutta la francia” ella diceva... Mia nonna era anche lei dotata di quel particolare fuoco rivoluzionario, e nonostante i suoi modi decisi, aveva una certa delicatezza nel tocco e una cura di sé stessa davvero ammirevole! Così passai l’estate dei miei 7 anni nella campagna francese, con mio zio che mi insegnò le basi della musica. Mia nonna nel frattempo continuò ad istruirmi e ad insegnarmi tutto quello che so sull’arte e che lei gelosamente tanto m’invidia Watson!>>
Fece una breve pausa sospirando e riaccendendo la pipa in argilla: <<ma, ahimè, non era destino che io passassi altro tempo in Francia, dato che a fine settembre, mia nonna si spense una notte nel suo letto. Così tornai a Londra… io fui l’unico della mia famiglia a partecipare al funerale dato che mio padre era in viaggio e Mycroft non sarebbe arrivato in tempo. Quando tornai, mio padre notò il mio miglioramento al violino, restandone quasi sbalordito… così decise di mandarmi in un collegio- conservatorio, dove approfondii i miei studi musicali…>>
<<quindi voleva essere un violinista?>> domandai sempre più interessato.
<<esattamente… allora non avrei mai e poi mai immaginato di trovarmi a fare ciò che faccio ora… ma all’epoca ero un bambino, con sogni più grandi dell’intero universo. Fin dall’inizio per me fu molto facile lo studio… come lei sa ho una memoria fotogenica, che senza alcuna difficoltà, in poco tempo, riesco a memorizzare cose delle quali gli altri ci metterebbero giorni! Ma come vede, non sono una persona con molti amici, anzi ne ho solo uno, ed all’epoca non avevo nemmeno lei, nonostante il numero dei miei nemici fosse sempre stato alto come tutt’ora. Passavo le mie intere giornate chiuso nella mia camera, a studiare la tecnica del violino e le altre materie… come l’armonia, la teoria del solfeggio, la storia della musica…ma nell’insieme ricevetti anche un istruzione basilare: matematica, inglese, geografia, storia, chimica, fisica… come può immaginare, in tutte queste materie ero un eccellenza, l’allievo con i migliori voti, ad eccezione della geografia…quella non mi faceva impazzire. Gli altri miei compagni mi consideravano un folle e un fanatico, visto con quanta passione e determinazione svolgevo i miei studi. Spesso venni anche picchiato…all’epoca non ero forte ed agile come adesso, anzi ero piuttosto rachitico e chiuso in me stesso. Ma dato che tutte le cose rafforzano, dopo un paio di volte che venni maltrattato, capii che con un gioco di logica e calcoli matematici, sarei riuscito ad anticipare le loro mosse…visto che non c’è due senza tre, la terza volta senza problemi, riuscii a stendere tutti quanti. Quando poi divenni il campione di scherma dell’istituto, può immaginare in che modo la mia fama in quegli anni fosse aumentata. Nel frattempo continuavo a svolgere i miei studi sulla “scienza della deduzione”.
Deve sapere, Watson, che quello che ora mi permette di guadagnarmi da vivere e nutrire la mia mente, quand’ero bambino, non era altro che un passatempo che io e mio fratello ci divertivamo a fare. Ma verso i 13 anni, capii che quel passatempo sarebbe potuto diventare qualcosa di più! E così iniziai a cercare di classificare le varie persone che avevo l’occasione di analizzare… ma non fu affatto facile! Ci vollero anni prima di arrivare ad un livello mediocre ed ,in ogni caso, mio fratello era sempre più avanti di me… Spero di non starla annoiando Watson…>>
<<oh no di certo Holmes! Non sono mai stato tanto interessato in vita mia!>> risposi trasalendo da quell’avvincente, ma tremendamente triste storia.
<<ma non vorrei tenervi tanto alzato… sono già le 11 passate…>>
<<non preoccupatevi, continuate pure…>>
<<bene…dov’ero rimasto? Ah sì! Così continuai i miei studi da violinista sognando di divenire un grande musicista… ma quando avevo all’incirca 18 anni, mio padre si ammalò tremendamente di tifo e morì. La sua azienda fu acquistata da dei nostri lontani parenti e Mycroft, ormai già laureato in legge, venne assunto in un famoso studio legale di Londra. In quanto a me, decisi di lasciare il conservatorio e di iscrivermi all’università. Sapevo che con la musica non c’è l’avrei mai fatta… Per quanto fossi bravo, non ero di certo un prodigio come Mozart o Paganini e per me la strada sarebbe stata davvero troppo ardua. Così iniziai a frequentare il corso di “scienze chimiche” presso l’università di Oxford. Con il tempo i miei studi sulla deduzione erano migliorati e con passione continuai ad approfondire le altre materie. Spesso, mi intrufolavo anche nel corso di criminologia, cercando di migliorare le mie competenze, e fu qui che iniziai l’arte del travestimento. Se fossi andato com’ero qualcuno mi avrebbe di sicuro riconosciuto e buttato fuori, ma con sempre un nuovo travestimento, nessuno si accorgeva della mia presenza. Anche qui, il mio nome si fece conoscere per le mie strane teorie, studi e il mio ottimo pugilato. Non avevo amici, se non conoscenti; fino a quando, non conobbi Victor Trevor, del quale credo di avervi già parlato…>>
<<sì, me ne ricordo distintamente … me ne raccontaste con fervore della vostra amicizia avvenuta per caso… se non sbaglio, perché lei si era quasi slogato una caviglia.>>
<<esattamente Watson! Insomma, dopo che andai a casa sua e suo padre mi disse che con le mie capacità avrei potuto fare il poliziotto, iniziai a considerare questa opzione, che presi del tutto seriamente quando Trevor dovette lasciare l’inghilterra. E fu così, che lasciai l’università, affittai un piccolo alloggio vicino al Virginian Hospital ed iniziai la mia umile carriera…Oibò, fu tutt’altro che semplice! Ma grazie a qualche primo successo ed ad una bassa tariffa, il mio nome iniziò a circolare arrivando fino alle orecchie degli scettici di Scotland Yard. Infine, nel 1881, conobbi un dottore militare, ferito al braccio (gamba?) che si presentò come il dottor John Halmish Watson ed il quale è divenuto il mio più grande collaboratore, socio ed amico. Allora, gli è piaciuto questo caso?>> Domandò aprendo gli occhi e congiungendo le punta delle dita.
<<beh, credo che sia stato uno dei più interessanti che abbia avuto la possibilità di studiare.>> confessai vivamente.
<<già… forse il mistero più grande è proprio la vita in sé… che ne pensa Watson?>> mi domandò con occhi sognanti.
<<non so davvero come darvi torto! Ma credo che quel bambino sognante che desiderava di diventare un violinista, non sia scomparso del tutto dentro di lei.>>
<<e, mi dica, da che cosa lo deduce?>> domandò ironicamente con una punta di malizia nello sguardo grigio.
<<dal modo in cui osserva le cose, Holmes. Non creda che sia l’unico che qui sappia osservare… alle volte, per quanto ottuso sia, lo faccio anche io. E da dottore e grande appassionato della teoria di Freud, dal suo racconto ho capito molte cose, ma soprattutto ho capito da dove nasce il suo carattere malinconico ed artistico, contrastato fortemente dalla sua mente fredda e razionale. Ora Holmes, vi auguro una buona notte!>>
Mi alzai, con calma mi diressi fuori dal salotto quando la voce calma e profonda di Holmes mi bloccò:
<<che scopo ha tutto questo Watson?... A che serve questo circolo vizioso di dolore, violenza, di paura?... Deve avere uno scopo, altrimenti il nostro universo è governato dal caos, il che è impensabile… vi auguro una buonanotte Watson.>>
Rimasi per qualche istante fermo all’uscio del salotto, cercando di capire perché avesse pronunciato quella frase. Non era di certo la prima volta che la diceva; eppure qualcosa di nuovo a proposito della tematica di quel pensiero vi era… forse il tono di voce…

Ma quando mi ritrovai sotto le coperte e sentii il suono malinconico del violino di Sherlock capii: era la sua vita quel circolo vizioso, che per quanto egli avesse provato ad essergli indifferente, aveva colpito anche lui, l’uomo d’acciaio, più di una volta.



Nota dell’autrice:Bene, chiunque sia arrivato fino a questo punto e non abbia chiuso il racconto prima, lo ringrazio infinitamente. Mi auguro che sia stato di vostro gradimento, ad ogni modo. Da parecchio tempo, ho cercato di immaginarmi l’infanzia di Sherlock Holmes. Ero certa, che per il suo carattere, avesse dovuto subire qualche trauma nella sua infanzia. Per esempio, nel caso del essere diffidenti nei confronti delle donne, la causa fu l’abbandono da parte della madre; l’animo puramente artistico doveva invece averlo ereditato dalla famosa nonna sorella di Vernet ed il carattere freddo, ereditato dal padre. Insomma, mi sono divertita ad elaborare una mia teoria, marcando le sue origini francesi.
Ebbene grazie per l’attenzione. Alice-

 
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Baskerville_Hound
view post Posted on 6/10/2012, 16:43




:lol:

Caruccio... ben fatto, brava! Mi è piaciuto, anche se ci sono alcune incongruenze e un piccolo anacronismo; tuttavia potrebbe essere lo spunto per un apocrifo più lungo, perché non ci provi?

Antonino Buttitta

;)
 
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Allycella
view post Posted on 6/10/2012, 23:20




Mi piacerebbe moltissimo!
in anzi tutto grazie per averlo letto ^_^ bhe una specie di esperimento l'avevo già fatta, ma con qualche errore rispetto al canone... ma ora cercherò di elaborarne una e se ci riesco anche particolarmente ingarbugliata in stile conan doyle ^_^
 
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2 replies since 6/10/2012, 14:02   94 views
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