Questo topic nasce da una riposta troppo lunga al post sul passato di Holmes. Istruzione, amore, famiglia… come si dice nell’altra discussione, del passato del Nostro non si sa praticamente nulla.
Però in base a quello che vediamo si può supporre qualcosa. (Adoro usare, o almeno tentare di usare, su Holmes, i suoi stessi metodi).
L’istruzione di Holmes... e la musica.
In STUD Watson stila il famoso quanto poco lusinghiero elenco di cose che Holmes sa e che non sa. Ora, fra questo elenco, fra le prime impressioni che Watson ha su Holmes (non sapeva nulla del sistema solare!, afferma attonito il dottore) e quello che poi emerge nel corso dei successivi scritti, c'è una certa discrepanza.
Punto uno però: una persona adulta che non sa, negli anni Ottanta dell'Ottocento, che la terra gira intorno al sole si può supporre che abbia un'educazione profonda? che abbia studiato molto? Ci sono tantissime cose che uno studia e poi dimentica se effettivamente nella sua professione non gli servono, ma ci sono anche cose basilari che, come dice il dottore, è difficile ignorare. Difficile a meno che uno non se ne sia mai occupato.
Si pone allora il primo quesito: che genere di educazione ha Holmes?
Sembrerebbe possibile affermare che Holmes, osservando lui e suo fratello, arrivi da una famiglia piuttosto ricca o comunque facente parte dell'alta borghesia, e quindi sembrerebbe pressoché impensabile che non abbia ricevuto almeno l’educazione di base. Inoltre sa leggere e sa scrivere (cosa non scontata per quel tempo) e s’intende comunque, con tutti i buchi del caso, di parecchie cose. Quindi possiamo asserire che Holmes ha ricevuto un’istruzione di base.
Il secondo quesito: Dove? Come?
Qui ho bisogno di aiuto. Dove e come, in genere, a metà dell’Ottocento, i figli maschi ricevevano un’educazione? Per quanto mi sembra di saperne in collegio, anzi nei college, trattandosi proprio di una famiglia inglese. Le istitutrici erano di solito impiegate dalle famiglie più per l’educazione delle figlie femmine che non dei maschi. Quindi possiamo supporre che Holmes abbia frequentato un college. Ma, e qui però è la mia memoria che fa cilecca, mi pare che questo venga detto in MUSG.
Abbiamo quindi appurato un punto del suo passato, diciamo che possiamo affermare questo con una ragionevole certezza.
Ora però viene la parte più difficile. Cosa ha fatto… dopo?
Punto uno: sappiamo che non ha una laurea. Mi sto riferendo a STUD. All’inizio quando Watson riceve notizie di quello che sarà il suo amico e coinquilino dalla bocca del suo ex assistente, chiede esplicitamente se si tratti di uno studente di medicina, e Stamford dice chiaro e tondo che no, non è uno studente di medicina e non ha idea di che corsi frequenti e che non sta preparando alcuna laurea. Grazie a questa affermazione possiamo evincere due informazioni, a parer mio: la prima è che Holmes nel 1878 aveva l’età di uno studente universitario o comunque un’età plausibile per essere uno studente in fase di completamento studi, e la seconda è che Holmes non è uno studente universitario. Forse mi sbaglio, ma devo ammettere che il modo in cui ne parla Stamford all’inizio di STUD mi ha sempre incuriosito, mi ha sempre fatto pensare a Holmes come a una persona più giovane di Watson, forse anche di un bel po’. E questo fa supporre che non abbia già una laurea. Sappiamo quindi dall’affermazione di Stamford che Holmes non è uno studente universitario, e sappiamo per conoscenza nostra che in futuro non lo sarà.
Quindi diciamo che possiamo affermare con ragionevole certezza che Holmes non ha compiuto studi universitari, ma quello che sa, e questo per stessa ammissione sua, è accuratamente scelto in funzione della sua professione. Sapendo quale è la sua professione diciamo che Holmes è in un certo senso un autodidatta. Anche questo va a favore dell’idea che non abbia frequentato alcuna università.
Punto due: più si prosegue nei racconti, più si conosce Holmes, più però si nota che egli non sia affatto digiuno di cultura, e soprattutto si nota il suo amore per l'arte e la letteratura. In BOSC ha il suo Petrarca tascabile da leggere in treno. Tradotto? O in italiano originale? In qualunque dei due casi, e soprattutto nel secondo caso, non è esattamente una lettura per una persona che pecca in cultura. Tutto nel suo comportamento denota un uomo che è tutto fuorché ignorante. Si pone allora la domanda: sapendo che non ha fatto studi universitari, che studi ha fatto? Forse ha iniziato degli studi universitari, forse in lettere, per poi abbandonarli a favore della sua professione?
Riguardo alla sua istruzione c’è poi un punto veramente interessante: il violino. Questo è veramente importante secondo me. Ora, premetto che io sono musicista di professione. Oggi, come grande novità, gli studi musicali stanno acquisendo dignità universitaria (però ancora adesso, parlo per esperienza personale in entrambi, musicologia e conservatorio rimangono separati), e io stessa sono non diplomata ma laureata triennale (si chiama diploma accademico per via della denominazione artistica, ma è un triennale) e sto preparando la tesi biennale in pianoforte. Ma questo, fino a qualche anno fa, era fantascienza. Non solo gli studi musicali sono sempre stati al di fuori degli studi universitari, ma sono sempre stati addirittura incompatibili con essi. Nell’Ottocento questa situazione non era differente da quella che è stata fino a una decina di anni fa. Non solo, finalmente ci stiamo liberando dell’idea del bambino prodigio, ma fino a poco tempo fa era solamente così che si faceva carriera di strumentista. Ora: Holmes suona il violino. Bene? Male? Non eravamo lì a sentire, non possiamo dirlo, ma a quanto ne dice Watson era un discreto violinista. Non bravissimo, ma forse piuttosto bravo; Watson sempre in STUD e non so dove altro, afferma che Holmes è in grado di suonare anche brani difficili. Forse, possiamo azzardare noi, era in grado di suonare anche brani
abbastanza difficili. Possiamo farci un’idea che fosse un discreto violinista. E quello che è certo è che era un appassionatissimo di musica, e un buon intenditore. Qui si presentano spunti di notevole interesse.
Prima di tutto: perché il violino. Nell’Ottocento si era ormai persa la concezione illuministica dell’uomo cortigiano che sa un po’ di tutto, per tanto l’educazione musicale nelle famiglie borghesi era più per le figlie femmine che non per i maschi, e le signorine di buona famiglia nove volte su dieci suonicchiavano il pianoforte e non il violino, e la restante una volta su dieci cantavano. Da dove esce che un figlio maschio, un secondogenito, suoni il violino? L’unica possibilità è che l’abbia fatto per scelta. E qui a me si accendono i lumini.
Se metto insieme il fatto che un bambino sceglie di suonare il violino con il fatto che non ha fatto studi di altro genere, facendo 2+2 ottengo 4, e cioè che il bambino ha studiato musica come cosa principale, ha studiato per diventare violinista.
Lo so, è una tesi azzardatissima, e non credo che Doyle abbia mai pensato niente del genere (rimando alla questione holmesiana: datemi prove!!! Non aspetto altro
). Però divertiamoci.
Se un bambino decide, a metà Ottocento come ancora fino a poco tempo fa e come ancora qualche volta oggi, di fare il musicista, di fare lo strumentista di professione, di fare insomma il concertista, non studia altro. Ed ecco un buon modo per coprire le domande e i buchi sulla sua istruzione.
Il fratello, Mycroft, ha un lavoro governativo, quindi si suppone che abbia fatto degli studi in merito, forse di legge, era frequente per i primogeniti. Mi sembra quindi impensabile che il secondo figlio sia stato lasciato a se stesso, non sono molto o troppo del parere che la famiglia abbia trascurato in quel senso il secondogenito, anche solo per una questione di apparenza in società (si direbbe infatti una famiglia benestante, dell’alta borghesia, quella di Holmes).
Azzardo che la primissima idea di professione di questo ragazzo fosse stata proprio la musica, proprio il suo violino. Per quale motivo poi questa cosa non sia stata portata avanti è un mistero. Tra le giustificazioni più comuni è mancanza di talento (io al talento non credo, ma nel mondo della musica, e soprattutto in quel mondo, era uno spauracchio sempre presente), mancanza di voglia di studio, una scelta diversa fatta poi nel corso della giovinezza, l’imposizione della famiglia di lasciare l’idea della carriera di concertista, un po’ di sfiga (che quella non manca mai…), timidezza nel salire sopra il palco e suonare… o magari semplicemente il fatto di aver trovato poi una professione che lo soddisfaceva e lo appagava di più.
Se Holmes abbia fatto o no studi musicali professionali resta questione aperta. Io propenderei per il sì. Forse non è arrivato a diplomarsi, ma credo che un discreto iter conservatoriale l’abbia fatto. Questo lo suppongo da due fattori: il primo è che sembra avere una discreta capacità strumentale (e torniamo ai brani difficili o abbastanza difficili citati prima), e il secondo è che sono proprio gli studi musicali ad essere incompatibili con la facoltà universitaria: se il ragazzo aveva deciso di dedicare la sua vita a diventare concertista è pensabile che non abbia fatto altro. Almeno fino a un certo punto.
…ma quanto ho scritto? Santo cielo, la prossima volta conto le parole.